L’oro torna «rifugio» e Goldman incassa

L’oro è morto? Viva l’oro. Sono trascorsi poco più di dieci giorni da quando Goldman Sachs, con un clamoroso report che si concludeva con la parola «sell», sembrava aver decretato la fine dell’oro come bene rifugio. L’invito a vendere è stato immediatamente raccolto dal mercato, che in pochi giorni ha fatto precipitare il metallo giallo sotto la soglia tecnica di supporto dei 1.400 dollari.

Ma come (purtroppo) accade spesso con le banche di Wall Street, i consigli per gli acquisti e per le vendite vanno bene interpretati: a volte sono fondati, ma spesso si tratta di raccomandazioni che puntano solo a far sgonfiare delle bolle, a far crollare i prezzi per consentire il rientro a buon mercato e quindi sostanziosi guadagni per gli speculatori.

Ed è esattamente quanto accaduto con l’oro. Nelle ultime sedute il metallo giallo non solo è tornato sopra i 1.400 dollari, ma sembra essere persino cambiata radicalmente l’opinione di Goldman Sachs: ieri la banca d’affari americana è tornata a scrivere ai suoi clienti, indubbiamente soddisfatti, dicendo loro di chiudere le posizioni corte sull’oro, quelle cioè che si basano su una previsione di ulteriori ribassi. Il motivo? La banca ha spiegato che avendo recuperato quota 1.400 dollari, il prezzo dell’oro si sta avviando a una stabilizzazione. Goldman ha comunque ammesso qualcosa di più: che avendo ricomprato oro sui minimi della scorsa settimana, l’improvviso rimbalzo dei prezzi ha permesso alla banca di mettere in cassa un guadagno potenziale del 10,4%. Con una buona pace di chi, fidandosi del report del 10 aprile, ha venduto e non è più rientrato.

Tratto da Il Sole 24 Ore